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Operazione Sophia, risposta all’interpellanza urgente

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Proprio ieri mattina sono intervenuto in aula su EUNAVFOR MED Sophia. Poche ore dopo il Consiglio Ue ha prorogato ufficialmente fino al 30 settembre 2019 il mandato di tale operazione. Apprendiamo con grande soddisfazione questa notizia. Il comandante ha ricevuto istruzioni di sospendere temporaneamente, per motivi operativi, lo spiegamento delle forze navali per la durata di tale proroga.

I Paesi Ue continueranno a lavorare, nelle sedi appropriate, a una soluzione al problema degli sbarchi nell’ambito del seguito da dare alle conclusioni del Consiglio europeo di giugno 2018.

L’Italia sta chiedendo da mesi, con il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, una revisione delle regole operative della missione per essere realmente efficaci e consentirci di prendere il ruolo strategico che ci spetta nel Mediterraneo, al centro di uno spazio geopolitico vitale per il nostro Paese.

La presenza delle nostre navi in mare è fondamentale per contrastare i traffici illegali di esseri umani, di armi, di petrolio e di droga, per la protezione delle infrastrutture critiche e per i nostri interessi nazionali.


INTERPELLANZA URGENTE N. 2-00316 DELL’ON. RUSSO ED ALTRI.

ELEMENTI DI DISCUSSIONE

Onorevoli colleghi, con la Decisione assunta lo scorso 27 marzo dal Comitato di Politica e Sicurezza dell’Unione Europea, l’Operazione EUNAVFOR MED SOPHIA è stata prorogata per sei mesi, fino al 30 settembre 2019, concentrandone il mandato sulle attività di sorveglianza aerea, sul rafforzamento della formazione della Guardia Costiera libica e sospendendo l’impiego degli assetti navali.

Tale determinazione è attualmente soggetta alla procedura per l’adozione da parte del Consiglio Europeo, il cui esito è atteso tra poche ore.

Se, come appare probabile, tale procedura dovesse sortire esito positivo, ogni decisione sul futuro dell’Operazione sarebbe, quindi, posposta; ciò nonostante, il destino di EUNAVFOR MED SOPHIA, della quale l’Italia riveste la leadership sin dal suo lancio, rimane, per il Dicastero e per l’intero esecutivo, questione urgente e fondamentale per evitare il rischio di compromettere il contributo alla stabilità non solo della regione libica, ma anche del Mediterraneo centrale e del nostro stesso Paese.

In quasi quattro anni di attività, SOPHIA ha conseguito risultati eccellenti sia nel contrasto al traffico di esseri umani – direttamente, con costanti attività di pattugliamento, e indirettamente, con l’efficace addestramento a favore della Marina e della Guardia Costiera locali – sia nella lotta al contrabbando di prodotti petroliferi, sia contribuendo ad attuare l’embargo di armi in Libia, in accordo alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.  

Al riguardo, permettetemi di enunciarvi i dati più significativi: nel 2018 gli arrivi da Libia e Tunisia sono calati dell’87% rispetto all’anno precedente, e nel primo bimestre di quest’anno il calo è stato di circa il 96%.

Non solo: dall’inizio dell’Operazione, oltre 150 sono stati i sospetti scafisti consegnati all’autorità giudiziaria, oltre 550 i natanti neutralizzati e 325 le unità della Guardia Costiera libica formate, che nel 2018 hanno soccorso circa 13000 migranti, il 44% del totale. Quanto, infine, all’embargo, gli assetti navali di EUNAVFORMED SOPHIA hanno complessivamente condotto oltre 2.500 attività tra interrogazioni di mercantili, boarding e inchieste di bandiera individuando circa 250 mercantili potenzialmente coinvolti in attività illecite.

A fronte di questi successi, va tuttavia sottolineato come non si sia riusciti a ottenere alcun progresso per una maggior solidarietà e una soluzione condivisa sui meccanismi di sbarco dei salvati in mare e sul correlato tema del ricollocamento dei migranti, in attuazione delle Conclusioni del Consiglio Europeo del 28 giugno 2018.

In tale situazione, davanti agli eccellenti risultati raggiunti, e volendo scongiurare – per le ragioni poc’anzi esposte – il rischio di un’inopinata chiusura definitiva dell’operazione, o di una sua trasformazione sotto un altro comando e in una direzione non conveniente per il nostro Paese, la via che tuttora si ritiene maggiormente percorribile è quella di una sua revisione, più in linea con gli interessi nazionali.

L’eventuale proroga di sei mesi del mandato della missione Sophia deve costituire una opportunità per condurre le necessarie valutazioni ed approfondimenti in ambito europeo finalizzati a valorizzare una evoluzione dell’attuale mandato, che preveda di focalizzare le attività della missione sull’embargo di armi e sul contrasto ai traffici illeciti di petrolio – dal momento che SOPHIA è l’unica Operazione incaricata di implementare le relative Risoluzioni ONU – incrementando sia l’addestramento e le attività di Capacity Building a favore della Guardia Costiera libica, sia le attività di pattugliamento marittimo, funzionali ad un intervento della citata Guardia Costiera, reso ancor più efficace e tempestivo grazie ad un allertamento precoce.

In sintesi, si tratterebbe di perseguire la piena capacità operativa autonoma per le autorità marittime libiche.

Nell’ottica di tale revisione andrebbe chiaramente collocato anche il progetto, finanziato dalla Commissione Europea e a guida Ministero dell’Interno, che prevede la realizzazione di un Maritime Rescue Coordination Center a Tripoli, nonché l’azione più generale di stabilizzazione della Libia, funzionale anche alla identificazione dei porti sicuri di quel Paese, con il coinvolgimento di UNHCR e OIM.

Tale opzione è già stata prospettata e discussa in sede di riunione interministeriale a Palazzo Chigi lo scorso 5 marzo.

Concludendo, il Dicastero, mantenendo il proprio impegno per una soluzione efficace e condivisa del problema degli sbarchi dei migranti, auspica che nell’ambito della proroga in atto si colga l’opportunità di valorizzare questa sua nuova visione sull’operazione, che si ritiene pienamente funzionale alla stabilità dell’area libica e al rafforzamento della sicurezza del Mediterraneo centrale. 

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