Davide Cervia: 100 giorni per ottenere un processo giusto
Lunedì 10 febbraio 2015 ho incontrato la famiglia di Davide Cervia per entrare in profondità nelle dinamiche che hanno caratterizzato questo assurdo caso di rapimento.
Ricordate? Prima di Natale 2014 organizzammo la proiezione speciale del film documentario “Fuoco Amico. La vera storia di Davide Cervia”
Ieri al COPASIR abbiamo avuto in audizione, per la prima volta, il ministro della giustizia Andrea Orlando.
Si son trattati i temi della Sicurezza e della giustizia ed in particolare si è discusso del decreto d’urgenza antiterrorismo.
È stata soprattutto l’occasione per consegnare a mano al ministro una lettera a lui inviata già nel maggio 2014 da parte dei figli di Davide Cervia, ex sergente della Marina Militare esperto in Guerre Elettroniche, rapito a Velletri il 12 settembre 1990.
La Procura generale presso la Corte d’appello di Roma, pur confermando il rapimento, ha archiviato nel 2000 il fascicolo, rassegnandosi all’impossibilità di individuare i colpevoli.
Nel 2012 la famiglia Cervia ha presentato una causa civile contro i ministeri della Difesa e della Giustizia.
A tale proposito si chiede al ministro di rivalutare e ritirare la richiesta avanzata, attraverso l’avvocatura dello Stato, di far applicare al Giudice del Tribunale civile di Roma, il principio della prescrizione, applicabile su richiesta delle parti; prescrizione che ancora una volta negherebbe ai sottoscritti la possibilità di avere riconosciuti i diritti fondamentali della persona.
Allego la lettera scritta al ministro con ricevuta di ritorno:
Erika Cervia Daniele Cervia
Via Bonese 16 – Velletri (Rm) Via Colle dei Marmi 104 – Velletri (Rm)
Al Ministro della Giustizia
On. Andrea Orlando
Via Arenula n.70
00186 Roma
Egregio Ministro Orlando,
siamo Erika e Daniele , figli di Davide Cervia ex sergente della Marina Militare esperto in
Guerre Elettroniche, rapito a Velletri il 12 settembre 1990 (sentenza n.2/98 Procura Generale
corte d’Appello di Roma) alla vigilia della prima Guerra del Golfo.
Prima di evidenziare i motivi che ci hanno spinto a scriverLe questa lettera, vogliamo riassumerLe
brevemente chi è Davide Cervia.
Nostro padre si arruolò in Marina, come volontario, nel 1978 e frequentò il corso per ETE/GE
(tecnico elettronico – specialista in guerre elettroniche) presso Mariscuole di Taranto dove fu uno
dei pochissimi a conseguire tutti brevetti previsti per i tecnici elettronici: ECM (contromisure
elettroniche disturbo emissioni radio altrui), ESM (Ricerca segnali comunicazioni radar) ECCM
(Disattivazione disturbo nemico).
Studiò insieme ad altri tecnici in una palazzina a piano terra presso le scuole CEMM di Taranto;
per accedere all’interno delle aule esistevano delle combinazioni segrete e casseforti per ogni
allievo dove riporre i documenti di studio. La brutta copia degli appunti doveva essere distrutta
con il trita-carta e bruciata in appositi inceneritori.
Dal corso in questione uscirono circa 20 tecnici elettronici di cui uno solo era un GE.
Nel 1980 venne trasferito a La spezia dove, insieme ad altri tecnici, curò l’allestimento e
l’allineamento delle apparecchiature sofisticatissime del sistema “Albatros” sulla fregata
lanciamissili Maestrale, gioiello della flotta italiana. Lavorò gomito a gomito con i tecnici delle
varie industrie belliche che avevano prodotto il sistema d’arma e poiché le sofisticatissime
apparecchiature elettroniche erano sconosciute perfino agli istruttori della Marina, frequentò dei
corsi di perfezionamento presso due importanti industrie belliche italiane (SMA di Firenze e
Società elettronica di Roma), corsi che gli permisero di conseguire l’attestato di istruttore e di
divenire uno dei massimi esperti europei nel campo delle Guerre Elettroniche.
Per la delicatezza delle sue cognizioni, la NATO gli impose il NOS (nulla osta di sicurezza),
vincolandolo alla massima segretezza e al silenzio con tutti: nessuno al di fuori della Marina
Militare doveva avere informazioni sulla sua specializzazione.
La passione per il suo lavoro, che lo portava spesso lontano da casa, lasciò il posto all’amore per
nostra madre e per noi figli; si congedò dalla Marina Militare il 1° gennaio 1984.
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La sua vita procedette tranquilla fin quando, il 12 settembre 1990 venne prelevato con la forza
davanti casa, divenendo vittima di un illecito traffico di armi sofisticatissime e di tecnici
particolarmente specializzati che, come dimostrano le migliaia di documenti in nostro possesso,
una parte delle Istituzioni italiane a vari livelli, ha volutamente coperto.
Di seguito alcuni esempi che Le permetteranno di capire quanto da noi lamentato:
– Il 13 settembre 1990 (24 ore dopo la scomparsa), nostra madre denunciò ai Carabinieri di
Velletri la scomparsa di nostro padre, consegnando una foto e comunicando i dati
dell’autovettura sulla quale viaggiava. I Carabinieri “ dimenticarono” di inserire i dati
dell’autovettura nei terminali della Questura centrale: lo fecero solo cinque giorni dopo la
scomparsa (17 settembre 1990) e solo dopo che la famiglia li obbligò a farlo; smarrirono
subito la foto di nostro padre.
– Durante i mesi successivi alla scomparsa non vennero ascoltati dai Carabinieri nessuno dei
vicini di casa, dei colleghi di lavoro, nessuno della nostra famiglia: mia madre venne
ascoltata dal Magistrato titolare dell’inchiesta solo dopo sei mesi dalla scomparsa.
– Nonostante vennero fuori due testimoni oculari del rapimento, i Carabinieri, snobbarono
tali testimonianze, anzi cercarono addirittura di screditarle e solo la caparbietà della
famiglia ha fatto sì che venissero messi a verbale riscontri incontrovertibili: gli stessi che
hanno permesso otto anni dopo alla Procura Generale di Roma, di concludere l’inchiesta
con la formulazione del sequestro di persona in danno di Davide Cervia.
– Venne omesso da parte degli inquirenti di approfondire quanto nostra madre raccontò
circa strani movimenti di macchine avvenuti intorno alla nostra abitazione nei giorni
immediatamente precedenti alla scomparsa di nostro padre. Gli inquirenti si
accontentarono della dichiarazione di una società privata, la Ecoplanning srl di Roma, che
dichiarò di lavorare per lo schedario viticolo italiano, effettuando un censimento sui
vigneti nella zona di Velletri dal 5 al 15 settembre 1990 per conto dell’Aima (Azienda per gli
interventi sul mercato agricolo – ente istituito presso il Ministero dell’agricoltura e
Foreste).
A nulla servirono i molteplici dubbi sollevati da nostra madre circa le autovetture da lei
indicate che differivano sia per tipo che per colore da quelle elencate dalla società
Ecoplanning srl nella loro dichiarazione consegnata ai Carabinieri. Gli inquirenti negarono
a nostra madre la possibilità di poter incontrare i fantomatici “censitori” per stabilire chi
effettivamente si fosse recato presso la nostra abitazione ; ci fu spiegato che il
riconoscimento non poteva essere effettuato per non turbare la sensibilità dei dipendenti
della società e delle loro rispettive famiglie. Il riconoscimento fu comunque effettuato
tramite l’intervento della redazione della trasmissione televisiva Chi l’ha visto? E’ inutile
dire che nostra madre non riconobbe nessuno dei dipendenti e nessuno di loro affermò di
aver già visto nostra madre.
L’elemento fondamentalmente più inquietante rispetto a questa circostanza, è la
omissione da parte degli inquirenti di riscontri oggettivi presso la committente (Aima) per
capire se effettivamente questa società avesse avuto incarico dall’ Ente in questione di
effettuare il Censimento (sconosciuto a tutti gli altri enti territoriali come attestato da vari
documenti in nostro possesso), cosa che fecero ben quattro anni dopo e solo quando la
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famiglia dopo innumerevoli richieste indirizzate all’Aima, fece intervenire il Difensore
Civico ( 21.01.1994) per riuscire ad ottenere una benchè minima risposta che comunque
evidenziò che fino a quel momento gli inquirenti (gli unici preposti a simili richieste) non
avevano ritenuto necessario fare.
C’è da dire, inoltre che la società Ecoplanning srl di Roma (fallita il 19.05.1994) era legata
tramite un intricatissimo intreccio societario alle maggiori industrie belliche del nostro
Paese: Selenia spa, Marconi spa, Aeritalia spa, Italtel spa, Agusta spa, Agusta Sistemi srl,
Finmeccanica spa, ecc.
I rappresentanti legali della società Ecoplanning srl verranno nuovamente ascoltati nel
1999 dal Sostituto Procuratore Generale della Procura Generale di Roma, Luciano Infelisi,
che chiederà loro di esibire tutta una serie di documenti relativi all’incarico conferitogli
dalla società AIMA in merito al censimento. E’ inutile dire che dopo nove anni tutti i
documenti erano in regola.
Resta sicuramente il ragionevole dubbio che tali documenti siano stati “perfezionati” in un
momento successivo e che comunque non contribuiscono a chiarire gli innumerevoli
interrogativi in merito al censimento sui vigneti del quale nessuno , nei primi anni, ne era
a conoscenza.
– Dopo il ritrovamento dell’auto di nostro padre, avvenuto tramite segnalazione anonima,
arrivò alla famiglia l’offerta di un miliardo di lire per non occuparsi più del caso.
– Pochi giorni dopo la scomparsa di nostro padre, uomini dei servizi di sicurezza, fecero più
volte “visita” ai Carabinieri di Velletri, nonostante la versione ufficiale sostenesse in
maniera assoluta la tesi dell’allontanamento volontario.
– Il SIOS Marina (il servizio segreto della Marina militare) fornì immediatamente ai
Carabinieri di Velletri una informativa sulle reali capacità professionali di nostro padre
assolutamente falsa; nel documento si legge che la specializzazione di nostro padre “non
era ritenuta affatto specialistica” nell’ambito della Marina Militare, limitata semplicemente
alla “riparazione di schede bruciate o alla sostituzione di fusibili. Solo quattro anni dopo la
Marina Militare ammetterà che il ruolo avuto da nostro padre era di “particolare
contenuto specialistico” e che pertanto era addetto alla “condotta ed alla manutenzione
delle apparecchiature GE” (Da evidenziare che tale documentazione è stata fornita alla
famiglia dopo che la stessa, insieme ad alcuni membri del Comitato per la verità su Davide
Cervia, il 14 settembre 1994, hanno materialmente “occupato” l’ufficio del Capo Gabinetto
della Difesa).
– La Marina Militare fornisce, per nostro padre, ben cinque fogli matricolari (curriculum
professionale) diversi l’uno dall’altro e che quello “completo” lo fornirà solo dopo le
pressioni di cui sopra da parte della famiglia ( La legge prevede che esista un solo foglio
matricolare e che tutti glia altri esemplari siano copie conformi all’originale).
– Da testimonianze di ex funzionari della compagnia aerea Air France, è emerso che il 6
gennaio 1991 Davide Cervia avrebbe viaggiato, accompagnato da un’altra persona, su un
aereo di linea francese da Parigi al Cairo (è necessario ricordare che la 1^ Guerra del Golfo
ha inizio il 16 gennaio 1991): il biglietto areo sarebbe stato acquistato dal Ministero degli
affari Esteri Francese. Non risulta che tale pista sia stata nell’immediatezza in alcun modo
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approfondita, salvo farlo otto anni dopo da parte della Procura Generale di Roma,
allorquando la compagnia aerea dichiara, in un alternanza di contraddizioni, che il
carteggio relativo a “quel biglietto aereo” è stato cestinato perché ritenuto privo di
interesse.
– Il Ministro della Difesa, Salvo Andò, rassicurò pubblicamente la nostra famiglia nel corso di
una trasmissione televisiva (Mixer di Giovanni Minoli) che era stato creato un gruppo di
lavoro del SISMI (Servizio segreto militare – oggi A.I.S.I.) che si stava occupando del caso. Il
gruppo di lavoro, con a capo il Generale Cesare Pucci, formato da specialisti di
antiterrorismo, armi e controspionaggio, basò le sue indagini esclusivamente su notizie ed
elementi forniti dalla parte lesa (come essi stessi attestarono) ed il risultato di tale lavoro
non portò alcuna nuova spinta alle negligenti indagini della procura di Velletri ma confermò
semplicemente quanto sostenuto dalla famiglia fino a quel momento: Davide Cervia poteva
essere stato rapito “ ad opera di società o organizzazioni verosimilmente straniere per
interessi commerciali-militari legati alla sua competenza professionale”.
– La Procura di Velletri per lunghissimi otto anni (1990-1998) non indagò sul Caso per
“carenza di organico” vanificando in maniera irrimediabile l’assunzione di elementi
fondamentali per la ricostruzione della vicenda. In ordine a queste omissioni , ritardi e
superficialità nelle indagini, la Procura Generale di Roma, avoca a sé il procedimento
gestito con incuria che archivierà come sequestro di persona in danno di Davide Cervia ad
opera di ignoti, impossibili da identificare visto il lungo tempo trascorso dal rapimento.
– 150.000 cartoline firmate da comuni cittadini per chiedere la verità sul caso Cervia
indirizzate all’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, rimaste senza
risposta.
– Decine di lettere indirizzate, negli anni, alle maggiori Cariche Istituzionali rimaste senza
risposta: vedi le ultime scritte rispettivamente al Ministro della Giustizia , Anna Maria
Cancellieri in data 12 settembre 2013 e quella indirizzata al Ministro dell’Interno, Angelino
Alfano in data 14 ottobre 2013.
– Decine di Interrogazioni Parlamentari rimaste senza risposte.
– Il tentativo invano da parte di alcuni Deputati della Repubblica di presentare una Proposta
di Legge per l’istituzione di una Commissione Parlamentare di Inchiesta.
– Due appelli del Papa S. Giovanni Paolo II°.
Quanto Le abbiamo elencato rappresenta solo una minima parte dei depistaggi, omissioni e
superficialità operate da parte di alcune Istituzioni del nostro Paese; le nostre parole non sono
ispirate da un sentimento di odio o rabbia, ma fanno riferimento alle pressioni ed alle umiliazioni
subite durante questi lunghissimi anni di lotta per la ricerca della verità sulla sorte di nostro padre.
Alla luce di quanto sopra esposto e in funzione alla condivisibile intenzione da parte di questo
Governo di fare chiarezza sulle pagine più buie della nostra Repubblica, togliendo il segreto di
stato su stragi e tragici avvenimenti legati al traffico di armi e non solo, Le chiediamo di voler
considerare anche il nostro caso tra quelli che necessitano di trasparenza, verità e giustizia.
Proprio per il nostro assoluto bisogno di verità e giustizia abbiamo intentato un procedimento
civile, presso il Tribunale civile di Roma, basato sulla condotta negligente da parte dei Ministeri
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della Giustizia e della Difesa attraverso i loro dipendenti, i quali hanno determinato una gravissima
lesione del nostro diritto alla verità, impedendo l’accertamento delle cause del rapimento di
nostro padre.
A tale proposito Le chiediamo di voler rivalutare e ritirare la richiesta avanzata dai Ministeri
suddetti , attraverso l’Avvocatura dello Stato, di far applicare al Giudice del Tribunale civile di
Roma , Dott.sa D’Ovidio, il principio della prescrizione, applicabile su richiesta delle parti;
prescrizione che ancora una volta negherebbe ai sottoscritti la possibilità di avere riconosciuti i
diritti fondamentali della persona.
Dopo quasi un quarto di secolo dal rapimento di nostro padre , quando eravamo due bambini di
sei e quattro anni, ai quali una ignota ed incomprensibile ragion di Stato ha violentemente
strappato uno degli affetti più cari, chiediamo a Lei, Signor Ministro, di voler intercedere affinchè
il Giudice possa celebrare il procedimento civile in maniera autonoma ed imparziale, valutando
fatti e circostanze, documenti e depistaggi da noi presentati, senza l’impedimento della
prescrizione che metterebbe una pietra tombale sulla nostra accorata richiesta di verità e giustizia.
Le ricordiamo che la prossima, se non ultima udienza, verrà celebrata presso il Tribunale civile di
Roma il 29 maggio c.m.
Qualora nonostante i suoi innumerevoli impegni, ritenesse possibile dedicarci qualche minuto del
suo tempo per esporle a voce quanto anticipatoLe con la presente, Le saremmo veramente grati
dell’opportunità.
Un cordiale saluto.
Erika Cervia Daniele Cervia
Velletri (Rm), 2 maggio 2014
L’udienza si terrà non più il 29 maggio ma il 11 giugno 2015
Allego la requisitoria del P.G. relativa al procedimento penale:
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