Nel corso della lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri, ho avuto l’opportunità di spiegare perché l’Italia necessita di una agenzia cyber simile alla Nsa americana.
L’Intelligence Collettiva parte dall’idea che è il Governo a dover coordinare la materia della sicurezza nazionale, ma lo Stato, nell’ambito di attività volte alla diffusione della cultura della sicurezza deve anche fornire ai cittadini validi strumenti culturali e tecnologici per accrescere la resilienza del Sistema Paese.
L’intelligence collettiva poggia per definizione su tre pilastri: al centro c’è l’individuo inteso come singolo cittadino, subito dopo la comunità (e/o azienda pubblica o privata) e poi lo Stato che è l’insieme di tutte le istituzioni.
Spiegando il funzionamento del Dipartimento delle Informazioni per la sicurezza (DIS), dell’Agenzia Informazioni Sicurezza Interna (AISI) e dell’Agenzia Informazioni Sicurezza Esterna (AISE) ho voluto sottolineare come la struttura dell’intelligence delineata dalla legge n. 124 del 3 agosto 2007 “Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del Segreto“ ha ancora qualche margine di miglioramento.
Ritengo infatti che sia il caso di aprire un dibattito in Italia sull’opportunità di istituire un’Agenzia cyber specifica simile alla National Security Agency statunitense. La creazione di un organo ad hoc aiuterebbe a superare il dualismo fra minaccia interna e minaccia esterna, i cui contorni si fanno inevitabilmente sfumati nella dimensione cibernetica, che oggi è spesso quella prevalente nei conflitti.
Non è un caso che la Nato abbia definito lo spazio cyber come quarto dominio di guerra dopo aria, terra e mare.
Formiche.net ha riassunto alcuni passaggi significativi del mio intervento.