Europa in pillole:
Il trattato di Lisbona
Il 1° dicembre 2009 il trattato di Lisbona è entrato in vigore, mettendo fine a diversi anni di negoziati sulla riforma istituzionale.
Il trattato di Lisbona modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea, senza tuttavia sostituirli.
Prima di entrare nei singoli articoli è interessante sapere alcune cose:
– questo trattato è la risposta dei governanti europei alla bocciatura della Costituzione Europea da parte del popolo francese ed olandese che si espressero sfavorevolmente a questa ipotesi con un referendum.
– attraverso questo trattato l’Italia trasferisce 105 competenze all’Europa
– l’Italia è depositaria dello strumento di ratifica quindi possediamo le firme del trattato di Lisbona di tutti gli stati membri all’interno degli uffici del contenzioso diplomatico della Farnesina
– alcuni articoli della nostra Costituzione sono in contrasto con articoli del trattato di Lisbona
– la Costituzione italiana dopo questo trattato è di fatto inferiore alla norma comunitaria
– oltre i tre gradi di giudizio previsti dalla giustizia italiana esiste un nuovo grado di giudizio in Europa
– in alcuni ambiti particolari il Parlamento Europeo, unico organo eletto dal popolo, non ha competenza e quindi non può metter bocca sule decisioni della Commissione Europea
– la Banca Centrale Europea decide in totale autonomia quando rendere pubbliche le proprie sedute
Questi sono solo alcuni spunti per farvi capire quanto sia stata importante la firma del trattato di Lisbona e perchè dobbiamo conoscerlo fino in fondo!
Prima delle elezioni europee 2014 abbiamo ospitato in Aula Tatarella, Palazzo dei Gruppi a Montecitorio, un funzionario del Parlamento Europeo che, insieme al nostro capo dell’ufficio legislativo, ci ha fornito alcuni elementi essenziali nella valutazione della reale possibilità di azione di un Parlamentare.
Rispetto al precedente Trattato, quello di Amsterdam, esso abolisce i “pilastri”, provvede al riparto di competenze tra Unione e Stati membri, e rafforza il principio democratico e la tutela dei diritti fondamentali, anche attraverso l’attribuzione alla Carta di Nizza del medesimo valore giuridico dei trattati.
L’intesa è arrivata dopo due anni di “periodo di riflessione” ed è stata preceduta dalla Dichiarazione di Berlino del 25 marzo 2007, in occasione dei 50 anni dell’Europa unita, nella quale il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente del Consiglio dei ministri italiano Romano Prodi esprimevano la volontà di sciogliere il nodo entro pochi mesi, al fine di consentire l’entrata in vigore di un nuovo trattato nel 2009 (anno delle elezioni del nuovo Parlamento europeo).
Nello stesso periodo nasce a tal fine il cosiddetto “Gruppo Amato”, chiamato ufficialmente “Comitato d’azione per la democrazia europea” (in inglese “Action Committee for European Democracy“ o ACED) e supportato dalla Commissione europea (che ha inviato due suoi rappresentanti alle riunioni), con il mandato non ufficiale di prospettare una riscrittura della Costituzione basata sui criteri che erano emersi durante le consultazioni della Presidenza tedesca con le varie cancellerie europee.
Il risultato è stato presentato il 4 giugno 2007: il nuovo testo presentava in 70 articoli e 12 800 parole circa le stesse innovazioni della Costituzione (che aveva 448 articoli e 63 000 parole) diventando così il punto di riferimento per i negoziati.
Il Consiglio europeo di Bruxelles, sotto la presidenza tedesca, il 23 giugno 2007 raggiunse l’accordo sul nuovo Trattato di riforma.

TRATTATO DI LISBONA
13 dicembre 2007 in vigore dal 1º dicembre 2009
L’accordo recepisce gran parte delle innovazioni contenute nella Costituzione europea, poiché conferma la forma di Stato dell’Unione che era stata prevista dalla Costituzione europea, in un’ottica di continuità, pur eliminando alcuni elementi in essa contenuti. Rispetto a quel testo, sono state approvate a Bruxelles le seguenti modifiche:
- non si è arrivati a redigere un unico trattato (come la Costituzione europea), ma sono stati riformati i vecchi trattati. Il Trattato di riforma ha modificato quindi il Trattato sull’Unione europea (TUE) e il Trattato che istituisce la Comunità europea (TCE). Il primo ha mantenuto il suo titolo attuale mentre il secondo è stato denominato “Trattato sul funzionamento dell’Unione europea” (TFUE). Ad essi vanno aggiunti la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e il Trattato Euratom (quest’ultimo non era stato integrato nella Costituzione europea);
- è stato tolto ogni riferimento esplicito alla natura costituzionale nel testo: sono stati eliminati i simboli europei e si è ritornati alla vecchia nomenclatura per gli atti dell’UE: tornano “regolamenti” e “direttive” al posto delle “leggi europee” e “leggi quadro europee”;
- è stata confermata la figura del presidente del Consiglio europeo non più a rotazione e per un mandato semestrale ma con elezione a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo per un mandato di due anni e mezzo, rinnovabile una volta;
- il “ministro degli Esteri” europeo è stato rinominato Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, benché con i poteri rafforzati indicati nella vecchia Costituzione: sarà anche vicepresidente della Commissione europea (Servizio europeo per l’azione esterna);
- vengono meglio delimitate le competenze dell’UE e degli Stati membri, esplicitando che il “travaso di sovranità” può avvenire sia in un senso (dai Paesi all’UE, come è sempre avvenuto) che nell’altro (dall’UE ai Paesi);
- il nuovo metodo decisionale della “doppia maggioranza” entra in vigore nel 2014 e, a pieno regime, nel 2017;
- aumentano i poteri dei Parlamenti nazionali che hanno più tempo per esaminare i regolamenti e le direttive;
- la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea non è integrata nel Trattato, ma vi è un riferimento ad essa. Il Regno Unito ha ottenuto una “clausola di esclusione” (“opt-out“) per non applicarla sul suo territorio al fine di preservare il Common law. Lo stesso è stato concesso alla Polonia ma con l’elezione a premier di Donald Tusk quest’ultimo si è impegnato a non far valere l'”opt-out” ottenuto. Anche la Repubblica Ceca ha richiesto e ottenuto, poco prima della ratifica, l’opt-out;
- il Regno Unito e l’Irlanda hanno ottenuto (per chiunque lo voglia utilizzare) un meccanismo (“opt-out“) per essere esentati da decisioni a maggioranza nel settore “Giustizia e affari interni”;
- viene specificato che la PESC ha un carattere specifico all’interno dell’UE e che non può pregiudicare la politica estera e la rappresentanza presso le istituzioni internazionali degli Stati membri.
- la concorrenza non è più ritenuta un obiettivo fondamentale dell’UE, ma viene citata in un protocollo aggiuntivo;
- viene introdotta l’energia nella clausola di solidarietà in cui gli Stati membri si impegnano a sostenere gli altri in caso di necessità;
- viene specificata la necessità di combattere i cambiamenti climatici nei provvedimenti a livello internazionale;
- viene introdotta la possibilità di recedere dall’UE (fino ad oggi, infatti, vi si poteva solo aderire).
![]() | 23/7/2008 | Approvata dal Senato della Repubblica | all’unanimità | 8/8/2008 |
31/7/2008 | Approvata dalla Camera dei deputati | all’unanimità | ||
2/8/2008 | Promulgata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano |