Ecco la proposta di legge del Movimento 5 Stelle: –> vai alla proposta di legge sul rischio idrogeologico
Il “dissesto idrogeologico”, come definito all’art. 54 del D.Lgs. 152/06, è “la condizione che caratterizza aree ove processi naturali o antropici, relativi alla dinamica dei corpi idrici, del suolo o dei versanti, determinano condizioni di rischio sul territorio”.
Con esso si designa il rischio connesso all’instabilità dei pendii dovuta a particolare conformazione geologica e geomorfologica di questi ed in conseguenza di particolari condizioni ambientali, meteorologiche e climatiche che coinvolgono le acque piovane e il loro ciclo una volta cadute al suolo, con possibili conseguenze sull’incolumità della popolazione e sulla sicurezza dei servizi e attività su di un dato territorio.
Tale rischio si manifesta attraverso l’incremento di fenomeni franosi e smottamenti dovuti all’erosione del terreno in conseguenza ad agenti atmosferici quali precipitazioni atmosferiche specie in caso di eventi meteorologici anomali o estremi quali ad esempio alluvioni.
Certi tipi di terreno, in special modo quelli argillosi, si inzuppano a tal punto d’acqua che una certa massa di terreno superficiale comincia a smuoversi sotto l’azione del proprio peso al di sopra di una base solida acquistando proprietà viscose tipiche dei fluidi.
I frequenti fenomeni di dissesto idrogeologico sono una diretta conseguenza dell’estrema eterogeneità degli assetti geologico-strutturali, geomorfologici, idrogeologici e geologico-tecnici e di un’ampia gamma di condizioni micro-climatiche differenti anche in aree limitrofe o apparentemente simili.
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La Regione Campania presenta un numero elevato di aree con tali caratteristiche e l’esposizione al rischio geologico-idraulico costituisce un problema di rilevanza sociale, sia per il numero di vittime, che per i danni prodotti alle abitazioni, alle industrie e alle infrastrutture.
La Campania è un territorio geologicamente “giovane” e pertanto soggetto a intensi processi morfogenetici che ne modellano in modo sostanziale il paesaggio. In conseguenza di tale naturale predisposizione, il dissesto si manifesta nella nostra regione con molteplici combinazioni e modalità: frane (crolli, ribaltamenti, scorrimenti, espansioni laterali, colamenti, debris e mud flow, movimenti complessi), esondazioni e dissesti morfologici di carattere torrentizio, trasporto di massa lungo le conoidi nelle zone montane e collinari, esondazioni e sprofondamenti nelle zone collinari e di pianura.
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Le principali cause?
L’abbandono dei terreni montani, il continuo disboscamento, gli incendi boschivi, le numerose piste montane, l’uso di tecniche agricole invasive e poco rispettose dell’ambiente, l’estrazione incontrollata di fluidi dal sottosuolo, l’apertura di cave di prestito, la trasformazione degli alvei in strade, l’abusivismo edilizio, l’eccessiva espansione urbanistica con impermeabilizzazione dei suoli, l’occupazione di zone di pertinenza fluviale, il prelievo abusivo di inerti dagli alvei fluviali, discariche abusive e la mancata manutenzione dei versanti e dei corsi d’acqua.
E’ da sottolineare anche che l’aumento della possibilità di accadimento di dissesti è dovuta all’azione dell’uomo e alle continue modifiche del territorio, questo ha fatto si che aumentasse la presenza di persone e di beni nelle zone ove tali eventi erano possibili e si sono manifestati, a volte con effetti catastrofici.
In conseguenza dell’alto impatto causato dai tragici eventi di Sarno (maggio 1998 – in foto), sono state quindi emanate norme (D.L. 11.06.98 n.180, convertito in Legge 03.08.98 n.267; e D.L. 12.10.2000 n.279, convertito in Legge 11.12.2000 n.365) che hanno indotto una diversa politica di gestione del rischio idrogeologico, passando da una impostazione di base incentrata sulla riparazione dei danni e sull’erogazione di provvidenze, ad una cultura di previsione e prevenzione, diffusa a vari livelli, imperniata sull’individuazione delle condizioni di rischio e volta all’adozione di interventi finalizzati alla minimizzazione dell’impatto degli eventi. A seguito di tali norme, si è dato avvio a un’analisi conoscitiva delle condizioni di rischio, individuando e perimetrando le aree con diverso livello di attenzione per il “Rischio idrogeologico”: R4 (molto elevato), R3 (elevato), R2 (medio), R1 (moderato).
In tal modo, le competenti Autorità di Bacino hanno elaborato i “Piani Stralcio per l’assetto idraulico ed idrogeologico” (PAI).
Rischio | Tipo | Territorio (Km2) | Territorio (%) |
Idraulico | R3 e R4 | 638 | 4,7 |
Frane | R3 e R4 | 1.615 | 11,8 |
Totale | 2.253 | 16,5 |
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La mappa del rischio idrogeologico in Italia.
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La superficie italiana ad elevata criticità idrogeologica è per il 58% soggetta a fenomeni di frana (17.200 kmq) e per il 42% è a rischio alluvione (12.300 kmq). Sommando i due elementi di criticità, l’Emilia Romagna è la regione che presenta un maggior livello di esposizione al rischio, con 4.316 kmq, pari al 19,5% della superficie. Seguono la Campania (19,1% di aree critiche), il Molise (18,8%) e la Valle d’Aosta (17,1%).
Su scala regionale in cinque regioni – la Valle d’Aosta, l’Umbria, il Molise, la Calabria e la Basilicata – tutti i comuni hanno una quota di superficie territoriale interessata da aree di elevata criticità idrogeologica.
A livello provinciale al primo posto c’è Napoli, dove 576 mila persone risiedono nelle aree a rischio elevato (208 mila abitazioni), al secondo posto Torino (326 mila persone e 148 mila abitazioni) e al terzo Roma (216 mila persone e quasi 96 mila abitazioni).
Si può poi aggiungere che, in base all’ultimo aggiornamento degli studi del Progetto IFFI (Inventario Fenomeni Franosi Italiani), realizzato dalla Regione con l’ex Servizio Geologico di Stato, già APAT ed oggi ISPRA, si è accertato che in Campania ci sono ben 23.430 frane che, complessivamente, coinvolgono oltre 973 kmq, vale a dire che poco più del 7% del territorio regionale è in frana, attiva o quiescente.
Come si intuisce, quello del dissesto idrogeologico in Campania è un problema grave e complesso che richiede un serio e continuo impegno, senza arretramenti né per lo sforzo finanziario né per le azioni intraprese o da intraprendere.
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Siamo arrivati a Settembre e con le prime precipitazioni si sono già verificati smottamenti con relativi disagi. Con questa interrogazione al Ministro dell’Ambiente Galletti, al Ministro degli Interni Alfano e direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri Renzi sollecito azioni efficaci affinché almeno per una volta si tenti di prevenire, piuttosto che curare.
Interrogazione a risposta scritta
Al Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare
Al Ministro dell’Interno
Presidenza del Consiglio dei Ministri
– Per sapere – Premesso che:
A Genova proprio in questi giorni la pioggia incessante ha prodotto risultati ben peggiori dall’ultima alluvione del 2011.
Dal 2011, quattro dirigenti del Comune di Genova hanno regolarmente percepito delle retribuzioni per i risultati raggiunti. Obiettivi come la mitigazione del rischio degli edifici ubicati nelle aree di maggior rischio idrogeologico, monitoraggio del territorio, appalti idro, drenaggio urbano, schermatura del torrente Bisagno, l’intervento di adeguamenti idraulici.
[http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/genova_premi_dirigenti_comune/notizie/953343.shtml]
Proprio con le piogge di inizio Settembre, in Campania, si sono avvertiti i maggiori disagi che si stanno verificando nel salernitano e nell’avellinese dalle quali sono diverse le chiamate ai Vigili del Fuoco.
Nel Salernitano, questi sono dovuti intervenire per aiutare due donne che erano rimaste intrappolate nella propria automobile nei pressi di un sottopassaggio completamente allagato (così come riportato dall’articolo.http://www.centrometeoitaliano.it/maltempo-campania-frane-e-allagamenti-nel-salernitano/).
Nell’avellinese si sono verificati straripamenti ed esondazioni di torrenti i quali hanno allagato i centri abitati e le zone rurali. Anche qui ci sono state numerose squadre di vigili del fuoco. (http://www.meteoweb.eu/2014/09/maltempo-campania-forti-piogge-in-irpinia-esondano-i-torrenti/327654/)
Sono anni che i vigili del fuoco lamentano carenze di organico e di strutture.
Con il peggiorare del clima e delle precipitazioni inevitabilmente aumenta il rischio idrogeologico.
Nella fattispecie chiesi al Ministro dell’Interno, con formale interrogazione a risposta scritta numero 4-03442, Mercoledì 5 febbraio 2014, i motivi dello stato di abbandono di strutture adibite per la locazione dei vigili del fuoco a Sarno, già colpita dalla frana del Maggio 1998.
Si segnala che le cause maggiori si devono alle mancate misure attuative del piano di protezione del rischio idrogeologico, o addirittura alla completa assenza dello stesso.
Se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti.
Quali misure urgenti i Ministri vogliano adottare per sollecitare gli enti proposti nell’attuazione dei piani di prevenzione del rischio idrogeologico.
Come risponderà il governo non è dato saperlo, intanto però è importante sapere quali proposte il Movimento 5 Stelle ha depositato alla Camera dei Deputati grazie al nostro Samuele Segoni della commissione ambiente, territorio e lavori pubblici
>> vai alla proposta di legge sul rischio idrogeologico
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La risposta all’interrogazione!
[…] Cosa stiamo facendo per prevenire il dissesto idrogeologico in Italia? sembra essere il primo su Angelo […]